Matera, dalla vergogna degli anni '50 a Capitale europea della Cultura
Data e ora
2 apr. 2019
Dalle
17:00 alle 19:00
Luogo
Università Cattolica del Sacro Cuore
Posti
30
Costo
Gratuito
Matera, dalla vergogna degli anni '50 a Capitale europea della Cultura
Martedì 2 Aprile 2019 Aula C114, ore 17.00-19.00
Università Cattolica del Sacro Cuore, via Carducci, 30
Incontro con
Emmanuele Curti, Fondazione Matera Basilicata
Introduce
Elena Donaggio, Senior Consultant Avanzi
Modera
Elena Di Raddo, Direttore del Master Progettare cultura
La città di Matera è stata al centro del mondo culturale internazionale dal dopoguerra in poi divenendo laboratorio di urbanistica e riflessione culturale sui cambiamenti sociali nel tempo, fino alla rigenerazione in atto grazie al ruolo di Capitale europea della Cultura 2019.
Adriano Olivetti coordinò dal 1950 la Commissione per lo studio della città e dell’agro di Matera, a cui aveva dato vita. Come responsabile dell’Unrra-Casas (la divisione dell’ONU dedicata alla ricostruzione post bellica) e presidente dell’Istituto nazionale di urbanistica costituì un gruppo interdisciplinare che elaborò analisi complete sulla città in previsione di interventi urbanistici per la popolazione dei Sassi, tutt’oggi un modello di studio di un territorio. Elemento importante di tale progettazione fu la dimensione partecipativa, che coinvolse gli abitanti nella ricerca di possibili soluzioni. Il progetto che emerse alla fine dell’analisi vedeva solamente la metà della popolazione spostarsi dai Sassi, su base volontaria in nuovi borghi costruiti vicino a terre coltivabili assegnate dalla riforma agraria.
Il resto della popolazione avrebbe dovuto rimanere nelle vecchie case riqualificate per preservare il tessuto urbanistico e sociale. A tale lettura, che interpretava Matera come capitale simbolica del mondo contadino, se ne affiancò nel frattempo un’altra, che prevalse, e che etichettò i Sassi esclusivamente come simbolo dell’Italia più povera del dopoguerra: Matera vide quindi sfollare tutti gli abitanti dai Sassi che vennero completamente abbandonati.
Solo dal 1986 si è proceduto al recupero dei Sassi, operazione che ha condizionato fortemente non solo la designazione a sito Unesco nel 1993 ma, in qualche modo, anche l’essere divenuta Capitale Europea della Cultura 2019.
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